L'ira di Amberle

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kelon
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Classe: Guerriero

L'ira di Amberle

#1

Messaggio da kelon »

L’ira di Amberle

Avevo viaggiato quattro mesi, e finalmente ero arrivato.
Davanti a me si ergeva maestoso, il grande palazzo degli Eleandil, costruito su una verde collina alla periferia Nord di Alma.
La giornata era calda e con mio immenso sollievo, l’ombra di una doppia fila di alberi slanciati, mi aveva accompagnato lungo lo sterrato che saliva alla villa.
Sudando, attraversai il cortile di ghiaia bianca.
Il giardino tutt’attorno era pulito e ordinato: vasi ciclopici marcavano l’inizio dei vialetti polverosi e delle aiuole ricolme di fiori.
Alberelli dal basso fusto, magistralmente potati, proiettavano sul terreno ombre dalla complicata forma geometrica.
Al centro del prato che correva a ovest troneggiavano due alberi secolari.
Guardai il palazzo. Era maestoso: la facciata di marmo bianco riluceva all’intenso fulgore del sole di metà mattina, e il tetto rosso scarlatto,
contrastava con l’azzurro del cielo terso, solcato da una nuvola solitaria.
Le persiane erano aperte e le vetrate del piano superiore, splendevano in riflessi arcobaleno.
L’effige araldica della casata, il grande albero carminio, scolpito sopra l’arco di pietra del portone d’entrata, rammentava a tutti il prestigio della famiglia Eleandil.
Qui si diceva fosse cresciuta l’eterea Dea Nikea, dopo che infante fu trovata avvolta in una pelle di lupo sotto un alto tasso, al centro della Foresta degli Elfi.
La leggenda narra che, su questa collina, ella conobbe le rivelazioni di Asgaard; qui le si svelarono i primi segni della predestinazione celeste.
Smisi di far vagare i pensieri e tornai al presente. Mi fermai davanti agli stipiti del portone, osservando le scene di vita domestica che vi erano scolpite.
Sorrisi.
Tra un attimo avrei rivisto lady Amberle; La lady Magister Drow, la Perla Nera di Alma, l’ultima discendente di casa Eleandil.
Quanto tempo era passato dal nostro ultimo incontro?
Già mi vedevo seduto nell’enorme salone dal soffitto intarsiato, con in mano una tazza di tisana fumante, offertami da una giovane servitrice.
Con l’immaginazione accarezzavo la morbida fodera del divano indaco, contemplavo le grandi pareti affrescate con scene mitologiche.
Rimanevo stupito dall’armonia e dalla perfezione delle statue della dea Nikea, poste ai vertici della sala.
Mi preparai a bussare… ma, a terra; proprio davanti ai miei piedi, vidi un ammasso fumante di polvere nera e…
con un fruscio, il portone si aprì senza che lo avessi toccato.
Perche?
Sapevo che tutta la sua struttura era avvolta da un incantesimo difensivo. Un glifo magico di protezione impediva l’apertura della soglia; ma ora la porta era aperta e indifesa.
Guardai la polvere fumante, e mi grattai il naso.
Qualcuno aveva polverizzato il glifo, ed era penetrato nel palazzo.
Mi strofinai il sopracciglio sinistro; poi entrai, accostando delicatamente la porta alle mie spalle.
Mi introdussi nello sgabuzzino a destra. Sporsi la testa nel buio e guardai con attenzione.
Non vidi nulla, ma… dal profondo degli appartamenti, provenivano rumori bassi e gutturali. Percepivo brontolii sordi, voci indistinte e… lo sferragliare di oggetti metallici.
Sentii nettamente colpi di ascia sul legno, oggetti che venivano rovesciati, risate e imprecazioni.
Estrassi dallo zaino il Lampomarino, lo applicai tra la fronte e l’orecchio, e provando il familiare fremito magico inviai un messaggio telepatico.
Lady Amberle, siete in casa? Il glifo di protezione è stato distrutto…
Dal piano superiore arrivarono fragori di vetri infranti, risate e imprecazioni.
Riprovai:
Lady Amberle, siete in pericolo! Qualcuno è entrato nella casa e la sta devastando…
Nessuna risposta.
Cominciai a sudare ed estrassi il pugnale.
Cosa dovevo fare?
Passò un tempo interminabile.
Poi un flusso telepatico mi raggiunse!
A iu taaa mi…
Aiutami..
Si! Era la sua voce.
Era Amberle; ma il messaggio era un sussurro che faticava a emergere dal vorticare delle mie paure.
Salone. Filatterio, Paralisi magica. Aggiunse.
Era in pericolo e dovevo trovarla; ma come?
Il Salone?
Si! Forse era li.
E il resto del messaggio telepatico cosa voleva dire?
Strinsi i denti e sorrisi beffardamente; volevo veramente scoprirlo?
Si, dovevo raggiungere il salone.
La strada la ricordavo bene: davanti a me c’era il lungo atrio, poi avrei dovuto girare a destra, e aprire la soglia di legno intarsiato.
Respirai profondamente, tesi l’orecchio e in un silenzio irreale scattai avanti. Corsi nel buio.
Cercai di restare basso, contro la parete destra del lungo corridoio.
Un oggetto compatto e scuro bloccò la corsa e le mie gambe, fui sbilanciato e vi caddi sopra.
Era un cadavere; il corpo di un giovane servo, sgozzato. Un taglio netto e profondo gli aveva staccato la testa dal corpo.
Merda, acido intestinale e sangue, erano sparsi dappertutto. L’odore era rivoltante.
Con uno colpo di reni, mi alzai e raggiunsi la fine dell’androne; girai a destra. Davanti a me le scale che salivano al piano superiore.
Da li provenivano urla gutturali e rumori di devastazione.
Li a sinistra c’era la porta che stavo cercando; era socchiusa.
La raggiunsi ansimando, e guardai nello spiraglio di luce che proveniva da dentro.
La grande sala era irriconoscibile. I mobili, i divani e tutto l’arredamento erano in pezzi. Le statue erano state frantumate e abbattute.
Nell’aria volteggiavano piume provenienti dalle imbottiture del mobilio e dai cuscini squarciati. L’odore di polvere e morte era ovunque.
Aiutami Kelon!
Filatterio.
Il messaggi telepatico era forte, Amberle era vicina.
Guardai con attenzione e infine la vidi!
Lei… in piedi, immobile… al centro della sala, bloccata in quella che sembrava una posizione difensiva.
Aveva le braccia protese in avanti e i palmi rivolti verso qualcosa che emanava una intensa luce violacea.
Un fragore spaventoso scosse la casa fin nelle sue fondamenta.
Entrai e mi buttai a terra dietro i resti di una statua equestre.
Mi avvicinai e vidi un’ombra indistinta, da cui si sprigionava la luce che avvolgeva Amberle.
Una nuova scossa, ancora più forte fece tremare la casa fin nelle sue fondamenta.
Calcinacci, polvere e schegge di legno chiaro si staccarono dal soffitto e caddero sopra la mia testa.
L’ombra urlò.
“Smettila di resistermi cagna, figlia di troll e mezzi uomini!” Un lampo di luce azzurra saettò verso la drow, colpendola con una violenza inaudita.
Lei parve vacillare, ma rimase immobile…
“Il tuo scudo è potente, ma il mio Filatterio ti sta indebolendo e paralizzando. Presto ti consumerà come un mozzicone di candela.
La tua energia finirà e tu cadrai. Ti staccherò la testa e berrò le tue lacrime e il tuo sangue. Tu morirai e io mi impossesserò della tua conoscenza. Saprò dove lo nascondi.”
Amberle era immobile. I palmi delle sue mani sanguinavano.
“Megera! Strega! Schifosa Drow!” un nuovo potente raggio di luce la colpì.
“Dove hai nascosto l’amuleto? Dimmelo prima che i miei seguaci facciano a pezzi tutto il palazzo, e io ti strappi il cuore dal tuo corpo bastardo.”
“Dimmelooo!” Urlò.
Liberami Kelon!
Distruggi il Filatterio.
Afferrai da terra il moncone del dito indice della statua di Nikea. Non avevo un piano.
Pregai la Dea… mi alzai e corsi verso l’ombra.
Non mi vide!
Ero ormai vicinissimo.
Urlai! “Le persone per bene bussano quando entrano nella casa d' altri.”
I suoi occhi scarlatti si girarono e mi fissarono stupiti.
“E tu chi saresti?” Chiese l’ombra.
Lanciai la mano di marmo con tutta la forza che avevo, e colpii violentemente i due globi fiammeggianti.
L’ombra indistinta vacillò e si fece netta. Al suo interno si materializzo un uomo coperto da una veste nera.
Il simbolo della lama infilata in una pietra risaltò sul lungo mantello nero.
Ora capivo: dei tagliagole dei LamaePietra avevano assalito la dimora Eleandil. Li conoscevo, erano furfanti assetati di denaro e artefatti magici;
e l’uomo davanti a me era un loro mago, forse il capo del gruppo, e lo avevo appena colpito.
Barcollò, rincretinito dal colpo che aveva ricevuto in piena fronte. Perse l’equilibrio e la sua metamorfosi magica si dissolse.
Lanciai il pugnale che si abbatté violentemente sulla spalla destra.
Un cilindro viola sfuggì dalla sua mano, e cadde a terra disintegrandosi con un tonfo sordo.
“Il Filatterio è rotto” urlò Amberle da dietro “Io sono libera e tu sei un ladro… mortooo.”
Mi girai e guardai la mia lady.
Un’esplosione di luce bianca uscì dal suo corpo e distrusse tutto ciò che la circondava.
Lo spostamento d’aria mi scaraventò a terra.
"Kelon... via da li" mi ordinò. Non riuscivo a muovermi, ero paralizzato dal terrore.
“Ti ho detto... vieni via da li!” Gridò come fa il padrone che richiama il suo cucciolo d'animale.
Era diventata una palla di luce abbagliante e la sua figura si intravvedeva a malapena all’interno della sfera accecante.
Con un gesto magico, mi afferrò… e mi scaravento dietro di se, contro il muro alle sue spalle.
Urlai di dolore.
Levitava sopra il cratere, che l’esplosione di magia aveva appena creato nel pavimento. Le sue braccia erano stese verso l’alto, cariche di potere oscuro.
I capelli si agitavano nell’aria posseduti da una turbinosa tempesta demoniaca.
Era nuda.
Sulla sua schiena il marchio di Maabrash ardeva con la violenza delle legioni sataniche.
Fece un altro gesto. Afferrò magicamente il suo aggressore. Lo scaravento in alto e con un brusco movimento di dita, lo squartò in due.
L’uomo urlò. Ma la furia di Amberle polverizzò anche il suo grido.
Sangue, brandelli di carne e di muscoli, si riversarono in ogni dove. Il rumore delle ossa fracassate scosse tutta la sala.
Pezzi di tessuto sanguinolento ricaddero sul mobilio e sui moncherini delle statue della dea.
Silenzio!
Poi altre urla lacerarono l’aria.
Tre uomini armati penetrarono nella sala brandendo spadoni a due mani. Un arciere si affacciò sulla porta e scaglio una dardo sibilante.
La drow, velocissima, afferrò la freccia tra le punta delle dita, la girò, e la restituì all’arciere, aprendogli in due la faccia.
Guardò appena gli uomini e le spade che la stavano per raggiungere. Ruotò le mani artigliate e li polverizzò con un bolide magico,
partito dalle punte acuminate delle sue dita. La poltiglia organica che rimaneva di quegli uomini, fu scaraventata contro la parete frontale della sala.
Il colpo distrusse tutto e perforò la parete della villa fino all’esterno, arrivando nel cortile e sulla ghiaia bianca che venne schizzata contro il cielo.
“Io sono Amberle, figlia di Maabrash, intrisa del suo potere, marchiata con il suo sangue. Mi avete percossa, ferita e violata… Morirete tutti.”
Il suo urlo squarcio l’aria divenuta pesantissima.
Agitò le mani ed evoco delle ombre buie. Recitò una oscura sentenza di morte, e lanciò le creature verso il piano superiore dove si trovavano gli ultimi assalitori.
La magia elementare disintegrò tutto quello che trovò sulla sua strada, perforò muri, colonne e travi. Straziò le carni di quei disgraziati.
Tutta la casa vacillò e parve sul punto di crollare.
Questa era L’ira di Amberle, il demone dell’ infinita sofferenza.
Urlò e colpì il soffitto con meteore infuocate.
Lei era la porta verso l’inferno e l’oscurità, la perdizione eterna.
Urlò ancora più forte e scateno getti di potere verso le pareti e le colonne che sorreggevano il tetto.
In lei era distillato tutto il dolore degli oscuri abissi immortali.
Distrusse e urlò, uccise e gridò!
Poi, di schianto, la potenza magica si esaurì e i suoi piedi, delicatamente, toccarono terra.
Il marchio sulla schiena, si spense e tornò alla forma originale.
Amberle cadde a carponi, nel corpo di una giovane elfa oscura.
“Sostienimi…” Chiese con un sussurro rabbioso.
Era completamente nuda e indifesa.
Mi alzai e la cinsi tra le braccia, lei si lasciò andare.
I Muri e le travi della casa sussultarono.
La sua pelle bruciava come fosse cosparsa d’acido corrosivo.
Non ritrassi le mani, la sorressi nonostante i miei palmi fossero trafitti da dolori lancinanti.
Vapore acre avvolgeva sua schiena e il marchio di Maabrash.
Appoggiato tra i due grandi seni, vidi il cristallo luminescente di almandino rosso. Il talismano che i tagliagole stavano cercando.
Si diceva potesse resuscitare i morti e sterminare i demoni.
“Sbrigati… imbecille… stacca l'amuleto dal mio corpo. Mi sta uccidendo… “ mi ordinò digrignando i denti con violenza.
Aveva occhi gialli, iniettati di sangue; percorsi da due fessure animalesche.
Afferrai l'artefatto magico e lo gettai nella prima cosa che trovai… la scatola ammaccata delle erbe della tisana.
Subito il suo viso tornò normale e il tono di voce mutò; si fece un sussurro.
“Grazie! E’ bello rivederti” disse con una smorfia indefinibile “... ma devo riposare. Sono stanca.” Aggiunse chiudendo gli occhi.
Stesi il mantello e la poggiai delicatamente a terra.
La guardai. Era bellissima, il suo corpo era tornato giovane e perfetto.
Misi quello che rimaneva di un cuscino sotto la sua testa e lasciai scorrere lo sguardo sul suo viso, sul mento appuntito, le orecchie leggermente acuminate.
Aveva lunghi capelli che rilucevano in intense sfumature di nero vite. Sembravano seta appena filata.
Il profilo del corpo era stretto e sinuoso, i fianchi larghi, e l’inguine liscio si perdeva in due lunghissime gambe d’ebano.
Lei riapri gli occhi e mi guardò.
“Be… che fai? Non hai mai visto una femmina drow nuda?” Chiese stupita.
Io arrossii e abbassai gli occhi.
“Ti prego, prendi da quella cassapanca spaccata delle coperte di lana e coprimi. Ho freddo. Troppo freddo.”
Trovai le coperte e delicatamente la avvolsi.
Le alzai leggermente il busto e la strinsi a me.
“Sono stanca… portami fuori, ho freddo…” disse battendo i denti, era stravolta dalla fatica.
Uno scricchiolio sordo percorse le colonne decrepite della casa.
Calcinacci e polvere caddero a terra.
La sollevai, come un cavaliere fa con la sua principessa, e attraversando le macerie e lo squarcio nella parete distrutta, la trasportai in giardino.
Il sole era caldo; la poggiai ai piedi di un albero e abbracciandola provai a scaldarla.
Un boato scosse la collina, e con un tonfo sordo, la villa collassò su se stessa, in una nuvola di polvere nera.
“La tua casa è crollata” dissi.
Sorrise e dischiuse gli occhi.
“E’ un po’ che volevo rifare l’ arredamento. “

Si addormentò tra le mie braccia
Ultima modifica di kelon il dom mar 09, 2014 8:14 pm, modificato 13 volte in totale.
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Re: L'ira di Amberle

#2

Messaggio da Amberle »

Sogni

Una lunga e tormentata notte
è appena trascorsa;

gli incubi di un passato che tornano
sovente a incupire il mio riposo;

affanno, sofferenza e pianto
spesso sono stati i compagni
del mio vivere notturno.

Ma stanotte nei miei sogni
siete apparso Voi;

mi avete porto la mano ed io
ho timidamente allungato la mia
aggrappandomi a Voi.

Ora abbandonata tra le braccia del dio Morfeo
il cuore non ha più affanni,
la mente non ha più pensieri
e l`anima non ha più tormento.

Io non ho più paura...
Amberle l'Ellcrys degli Eleandil
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