Storia mortale di una dea

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Amberle
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Storia mortale di una dea

#1

Messaggio da Amberle »

Sei in una stanza arredata con gusto, illuminata da soffuse luci dorate. In un caminetto ardono delle fiamme vermiglie senza bisogno di legna.
Comode ed eleganti seggiole circondano un tavolino di cristallo.
Una parete e` stata occupata totalmente da una libreria colma di libri e testi, mentre su quella opposta e` appeso un arazzo che raffigura un maestoso albero d'argento con la chioma cremisi. Fra le fronde puoi scorgere delle piccole immagini che rappresentano di certo i membri di una famiglia, vedi infatti una chierica, un ladro, un ranger, un paladino, un troll, un mago, un druido e altri che pero' paiono sfocati.
Su tutti vigila un'accecante Luce, che sembra provenire dall'immagine di una dea.

E' qui che mi desto, fra le sue braccia.
Dopo lungo peregrinare posso di nuovo godere del suo amorevole sorriso, del calore della sua pelle e della sicurezza del suo abbraccio.

Lei e' lì immobile...l'Eterea...guarda assorta l'albero e piange.

'Cosa ti turba?'
'Oh cara Amberle, rimembravo il mio passato mortale, quando camminavo nel mondo accompagnata dai miei fratelli'
'Ti prego ...raccontami'

Lei sorride, mi accarezza amorevolmente e inizia la sua storia.

Le persone che mi crebbero mi trovarono avvolta in una pelle di lupo sotto un alto tasso al centro della Foresta degli Elfi e si accorsero subito che io non ero della loro razza ...le mie sottili orecchie appuntite ed il mio colorito verdastro non potevano di certo passare inosservati agli occhi grandi di due esseri umani! Ma non ebbero alcuno scrupolo a portarmi alla loro capanna ed ad allevarmi come fossi la loro vera figlia. Ricordo gli anni della mia fanciullezza come i più sereni e gioiosi circondata da un affetto smisurato dei miei genitori e dei miei fratelli...sì due fratelli maschi anch'essi orfani ed anch'essi non di razza umana: Seliman un drow e Ryu un elfo selvatico.

Ben presto però arrivarono i tempi bui... una pestilenza portata dai giganti delle caverne, che scendevano lungo il passo dell'Aquila per cercare cibo, fece morire entrambi i nostri genitori già provati da una lunga carestia che imperversava nel regno. Noi fratelli decidemmo così di recarci alla capitale per accrescere le nostre doti naturali attraverso quelli che la gente chiamava Maestri. Fu proprio lungo il cammino verso Alma che scoprimmo che non eravamo cresciuti assieme per casualità ma il Destino aveva tirato i fili delle nostre esistenze affinchè ci incontrassimo ed avessimo per primi il coraggio di portare un nome tanto scomodo per quei tempi, Eleandil... infatti una notte ci addormentammo ai piedi di un gigantesco albero nel bel mezzo del boschetto dei Sempreverdi e iniziammo a sognare: una bellissima dea dai contorni evanescenti mi sorrideva ed allungava verso di me la sua leggiadra mano dorata dicendo: "Nikea degli Eleandil tu sarai l'Eterea"...aprendo gli occhi ci guardammo stupiti e scoprimmo che avevamo fatto tutti lo stesso sogno; da quel momento senza saperne il vero motivo divenimmo la stirpe degli Eleandil: io ero L'Eterea, Ryu il Prode e Seliman l'Oscuro. Giunti alla capitale affinammo le nostre potenzialità prendendo lezioni dai vari maestri e mettendo in pratica con dure lotte ed esplorazioni i loro insegnamenti.Durante i nostri tirocini avemmo modo di incontrare altri 'Eleandil' come Saturn il Saggio e Shiwa il Giovane e nel frattempo il mio cuore batteva forte per un nobile Ranger che spesso frequentava la nostra casa, compagno di avventure e di bevute di Ryu. Bastò poco perchè il giovane Nasturzio si accorgesse del rossore che imporporava le mie gote ad un suo sguardo e decidesse di corteggiarmi, ma altrettanto poco tempo bastò a portarmi via quell'amore e non solo lui...

Quebel, alta sacerdotessa della setta devota a Maabrash, il Dio del Male, l'essenza stessa del Caos, era riuscita tramite riti di magia nera a rinforzare le sue fila con nuovi adepti, leggendo nelle menti di quegli stolti aveva carpito i loro più intimi desideri e per portarli a sè prometteva loro ciò che più bramavano; la setta lavorava nell'ombra, nascosta nei labirinti del Tempio dei Dannati e tramava per destituire lo stesso potere primario di Asgaard, nessuno mai si era accorto di ciò che stava accadendo finchè l'esercito del Mutevole Maabrash partì alla conquista di Alma. I primi ad avvistare l'esercito delle Tenebre furono gli arcieri della V Legio che suonarono le trombe dando l'allarme, tutti i giovani guerrieri partirono in direzione di Alpes Oppidum decisi a bloccare l'avanzata di Quebel, che, chierico di enorme potenza, capeggiava impavida l'armata, decisa a conquistare il mondo per renderlo poi nelle mani del suo Dio. Nel fuggi fuggi generale chi non poteva scendere sul campo di battaglia fu mandato nei sotterranei della cattedrale, tutti gli Eleandil maschi partirono, eccetto Seliman del quale non si avevano notizie da alcuni giorni, ma Ryu mi tranquillizzò dicendo: "Come al solito si sarà perso in qualche anfratto... sai che lui adora i luoghi umidi e bui!" ma il mio animo non era ugualmente sereno e scesi a malincuore quelle polverose scale verso le gallerie labirintiche che si diramano sotto l'intera città. Gli echi della battaglia rimbombavano forte sopra di noi, gemiti sommessi si udivano provenire da quelle madri e mogli che avevano lassù i loro figli e i loro mariti, pianti disperati di bimbi impauriti si infrangevano contro le pareti ammuffite di quel luogo ma ben presto io non riuscii a sentire altro che il battito del mio cuore...un ritmo lento...un suono cadenzato...in un attimo vidi tutto vorticare attorno a me e svenni: "Nikea...Nikea... la profezia... solo un animo puro può distruggere l'incarnazione del Male". Lentamente sollevai le palpebre, ora ricordavo! In uno dei libri che avevo studiato vi avevo trovata impressa una leggendaria profezia che parlava di un'armata di demoni, che guidata da un'Erinne sanguinaria, incarnazione del Maligno, radeva al suolo ogni cosa che vi si parava dinnanzi, ma che veniva distrutta da un esile giovinetto di una valorosa casata dal cuore privo di ogni meschinità, che con una spada lucente decapitava l'Erinne facendo così disperdere la moltitudine degli adepti. Focalizzai la mia mente su quella di Shiwa e gli dissi di estrarre dallo zaino la lama che il suo Maestro e Capo Clan gli aveva donato finiti gli studi e di usarla direttamente contro la Chierica, lui mi rispose che era ancora troppo giovane ed inesperto per poter sconfiggere Quebel e che quella vecchia lama arrugginita si sarebbe di certo frantumata dopo aver sferzato il primo colpo. "Se credi nel nome che porti fai come ti ho suggerito!", non ebbi altre risposte ma dopo alcune ore la battaglia sembrava conclusa, sentimmo alcuni passi scendere velocemente dalle scale, un nano con un gran sorriso stampato sul viso ci avvisò che avevamo sconfitto l'Esercito di Maabrash, grazie al coraggio di un giovane che aveva ucciso con un sol colpo la Sacerdotessa, usando una lama che splendeva come per magia di una intensa luce dorata. Mi precipitai per la Via degli Eroi e vidi Shiwa portato in trionfo sorrisi ma la mia mente andò subito a mio fratello Ryu ed al mio amato Nasturzio, corsi verso la via Cassia ma all'altezza di Porta Victoria li vidi : Nasturzio si teneva la testa con le mani e piangeva disperatamente mentre Ryu teneva accoccolato tra le sue braccia un corpo esanime. Un grido strozzato uscì dalla mia bocca: "Seliman!"

Seppi la verità mesi dopo...Seliman aveva un unico grande desiderio: il potere; Quebel lo aveva capito e deliziato dapprima con le sue grazie, legandolo a sè da un torbido gioco di eros e morte, e poi fatto diventare capo in seconda della sua armata donandogli così quell'effimero potere che lui tanto voleva...ora capivo il perchè la dea gli aveva detto che lui era l'Oscuro, noi avevamo da sempre creduto dipendesse dal velo di tenebra che doveva creare attorno a sè per poter sopravvivere ai raggi del sole, mentre il termine rappresentava in realtà il suo lato oscuro che lo aveva spinto a tradire la sua stessa stirpe. Durante la battaglia Seliman, che portava sul viso una diabolica maschera, aveva riconosciuto Nasturzio e preso da sadica fame di sangue gli si era scagliato contro buttandolo a terra, ma nello scoccare il colpo finale un raggio di sole venne riflesso dallo scudo dorato di Nasturzio accecandolo così che Il Ranger ebbe modo di rialzarsi e sconfiggere il suo avversario; il suo sorriso vittorioso ben presto fu sostituito da un abbondante pianto quando nel sollevare la maschera vide che colui che aveva ucciso era il caro fratello della sua amata; mai si riebbe da questo tormento, sebbene io lo rincuorassi ogni giorno lui non riusciva più a sollevare il suo sguardo su me e preso dai sensi di colpa decise di partire con un folto gruppo di avventurieri alla ricerca di una creatura mostruosa che assediava da tempo le caverne al di là del Mare Acido. Nessuno tornò mai e nulla più seppi di Nasturzio, forse fu sbranato da quella creatura ma di certo la sua ‘morte’ era già avvenuta tempo prima durante la battaglia contro l'Esercito di Maabrash.
Amberle l'Ellcrys degli Eleandil
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kelon
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Re: Storia mortale di una dea

#2

Messaggio da kelon »

Una storia molto bella... intensa, ma con un finale amaro.
Adoro le tue storie e spero ne racconterai altre.
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Amberle
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Re: Storia mortale di una dea

#3

Messaggio da Amberle »

Amico Kelon,
purtroppo non sempre la vita ha il finale che noi ci aspettiamo. Presto credo che mi faro' raccontare il seguito della storia, dopotutto ancor molto ha da narrare.
Amberle l'Ellcrys degli Eleandil
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