Storia nella storia...


 

 

Come Boccadoro incontrò Tom Bombadil

di BOCCADORO

 

 

Mi ricordo ancora il mio primo giorno ad Alma, pioveva e faceva freddo.
Ero appena arrivata da New Thalos dopo aver deciso che era giunto per me il momento di lasciare la mia famiglia adottiva.
Non fu certo facile, ma ormai il tempo di stare a casa era finito e gia' da molto bramavo vendetta contro il mostruoso Beholder ed  i suoi servitori.
Quindi partii.

Dopo alcuni giorni di  viaggio attraverso luoghi impervi ed infestati di briganti pronti ad assalire ogni ignaro passante, tra citta' abbandonate (dove si narra che i demoni avessero ormai divorato l'intera popolazione) armata solo della mia tenacia e di pochi soldi arrivai ad Alma.
Stremata chiesi asilo ad una locanda che dava proprio sulla piazza centrale dove la gentile locandiera Giulietta fu ben lieta di ospitarmi.
Il giorno dopo mi alzai di buon ora per iniziare  a preparare tutto cio' che mi sarebbe servito in futuro per avere la mia vendetta.
Quindi scesi subito in piazza e chiesi in giro dove poter racimolare un po' di roba  a poco prezzo (avevo pochi soldi con me). Fu cosi' che conobbi un gentile signore alto ed un po' scuro, dall'inquietante nome di Sathan.
A dispetto del suo aspetto a dir poco inquietante (avvolto in un mantello da cui a malapena si intravedevano i lineamenti del viso e due occhi ardenti come brace) fu estremamente cordiale con me donandomi alcuni oggetti che tuttora conservo.
Due prodigiosi anelli, che mi narro' aver preso vincendo una sfida (ahime mortale) con una guerriera impavida(Alkiria mi pare il suo nome) che presidiava le alte cime di Alpes Oppidum, i quali appena infilati al dito mi diedero subito nuovo vigore, unica raccomandazione furono delle sue parole sibilline :  "per possederli  devi sempre rimaner pura". Oltre ad essi mi diede una strana sfera fluttuante che aveva creato con la sua potente magia dicendomi che mi avrebbe guidato nell'oscurita' e poi anche un'ascia che era percorsa da magia ed una armatura di forgia nanesca.
Congedandosi mi disse : "Va o mia coraggiosa, con le poche cose che ho fatto per te apprendi, cosi' un giorno avrai la tua vendetta".
Non lo dimentichero' mai. Da allora non l'ho piu' visto.

Con i doni fattimi da questo sconosciuto sire decisi di mettere subito in pratica i suoi consigli :
Apprendere.
Mi recai allora nell'arena del Colosseo poco lontana per  allenarmi. Li mi scontrai con vari guerrieri e bestie crescendo lentamente ma costantemente nelle mie varie
arti (che portavo come eredita' della mia giovinezza ad Old Thalos). Dopo alcuni giorni che andavo avanti cosi' e che guadagnavo un po' di soldi aiutando Giulietta la  sera a servire ai tavoli ebbi un altro fortunato incontro.
Mentre portavo la caraffa di vino rosso chiestami da un cliente, questi mi invito' a sedere per raccontarmi una storia.
Si chiamava Gatzu e mi narro' di un luogo nei pressi della cassia, dalle parti della Gilda dei Filosofi dove il male imperversava ed aveva ormai preso possesso degli esseri informi che lo abitavano. Mi disse che un tempo era stata la magione di un potente signore della zona che per salvare sua figlia da un male incurabile aveva sfidato gli Dei i quali si erano vendicati corrompendolo e con egli tutti i sui servitori e familiari.
Decisi che sarebbe stato per me una buona occasione per provare cio' che avevo appreso e la mia forza, nonche' per far del bene.

Fu cosi' che il mattino seguente mi misi in viaggio.
Dopo un paio di chilometri incontrai la gilda dei filosofi e intravidi un sentiero che si snodava (mezzo coperto dalla foresta per l'evidente scarso uso) nella
campagna circostante.
Lo percorsi tutto e dopo un po' di zig-zag feci il mio primo incontro con un folle.
Lo spettacolo era straziante, questo essere che una volta era stato umano, ora ricordava solo l'ombra sbiadita di quello che fu un tempo, con i suoi arti contorti ed il suo viso deformato in un ghigno di pura pazzia.
In un attimo mi fu addosso, colta di sorpresa indietreggiai e caddi e presa dal panico invocai la poca forza magica a disposizione.
Immediatamente una saetta di pura energia scaturi' dalle mie mani trafiggendolo. Due colpi con la mia ascia e lo scontro fu finito.
Povero essere ma per lui non c'era piu' niente da fare.
Mi ripresi e decisi che il prossimo incontro sarei stata piu' preparata. Chiamai a me l'aiuto divino ed invocai la benedizione degli Dei. Aumentai la mia forza usando la magia ed alzai su di me una scudo ed una armatura magici.
Ero pronta ad avanzare.
Arrivai poco dopo all'ingresso di una magione diroccata, dove il male e la follia traspiravano da ogni masso fuori posto, da ogni finestra scardinata.
Il portone che mi si ergeva davanti era pero' sigillato.
Decisi allora di ricorrere alla magia per aprirlo, ma dopo un secondo esso si apri da solo.
Ne usci quella che una volta doveva essere stata una delle guardie del Duca della magione.
Anche questo essere sub-umano era una caricatura dello splendido soldato di un tempo. Subito mi ritrassi, ma egli mi ignoro preso dalla sua follia e dal dolore lancinante che martoriava la sua carne.
Ne approfittai per entrare di soppiatto e subito fui dentro.
Lo spettacolo che ebbi dinanzi fu per me come una ventata gelida.
Una enorme stanza impolverata con un grosso lampadario appeso e dei corridoi che si spingevano alla mia destra alla mia sinistra e di fronte. Mentre osservavo e studiavo la situazione, un urlo lancinante lacero' l'aria. Doveva essere una qualche sorta di abominio che si nascondeva in una delle numerose stanze.
Alzai la testa di scatto e focalizzai la vista sul lampadario e vidi lo spettacolo piu' orripilante della mia vita.
Un neonato orrendamente mutilato appoggiato al lampadario, a ricordare un putto che leggiadro vola tra le nuvole.
Gridai e poi gridai ancora ed ancora.
Alla fine presa dal panico fuggi nel corridoio alla mia destra. Era buio pesto e mi muovevo a tentoni tastando le viscide mura giunsi finalmente ad una porta e vi entrai.
Nel buio vidi lampeggiare degli occhi malvagi.
Subito mi ricordai della sfera regalatami da Sathan e la impugnai.
Nella luce emanata da quel prodigio vidi un essere avvolto in una tunica con un cappuccio orlato di bianco che gli copriva il volto deformato che teneva in mano
uno strano bastone da cui colava del liquame verde.
Non riflettei ed attaccai con tutta la mia rabbia. In un attimo l'uomo di un tempo fu giu' e io gia' gli ero sopra che la mia scure magica. Colpii ripetutamente
ma egli si rialzo' di scatto con sorprendente velocita' e prima che potessi scartare si porto' alla bocca il suo bastone e soffio. Il dolore fu lancinante ed immediato.
Sentivo il sangue nelle mie vene bruciare.
Ero stata avvelenata.
La furia si impossesso di me e ricorsi alla magia come mai avevo fatto prima di allora.
Dalle mie dita si sprigiono un violento getto d'acido materializzatosi dal nulla che colpi' in pieno l'uomo.
Un attimo dopo al suo posto vi era un cadavere liquefatto.
Ma il veleno si faceva strada nel mio  corpo ed io ero indebolita. Allora urlai aiuto nella vana speranza che qualcuno potesse sentirmi.
Poi svenni.

Mi sveglia al canto di un bel messere che faceva pressappoco cosi' :

"Hey dol bel don son Tom Bombadillon,
 guarisci or, guarisci ancor, del velen
 non vi e' piu' traccia se berrai dalla
 borraccia".

Ancora confusa bevvi dalla fiala che mi porgeva e subito sentii che il veleno era stato debellato.
Forse per la situazione e forse perchè ne avevo disperato bisogno lo abbracciai forte e lo baciai appassionatamente.
Sentii il mio cuore subito riempirsi d'amore per  lui.
In quell'istante la mia vita gli si era legata per sempre.
Fu cosi' che conobbi il mio Tom, e da allora lo amo sempre di piu' ogni secondo che passa perche' so che ovunque io sia, lui e' con me.

 

Puoi trovare altre informazioni su Boccadoro nell'angolo della poesia e tra le biografie, nella sezione letteraria.


 

 

 


 

 

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